sabato 8 settembre 2012

Usi e Costumi

 
From People of Walmart
 
Vivere in un paese “straniero” apre la mente. Giorno dopo giorno e’ sempre meno straniero ma non piu’ comprensibile. Di sicuro si imparano cose nuove della natura umana e capisci fino in fondo il detto “paese che vai usanze che trovi”.
Qui pensano, mangiano, crescono figli e si relazionano con il prossimo in modo totalmente diverso da quello che ho vissuto finora. O meglio, che ho vissuto fino a sette anni fa.
Cose che a noi immigrati sembrano logiche e “normali” per loro sono irrazionali e strane.
Educazione ricevuta e non? Anni di sopravvivenza in una citta’ formicaio dove si sgomita dalla mattina alla sera? Quella che a me sembra maleducazione loro la vedono come furbizia. Calpestarti i piedi per passarti davanti in fila gli deve dare un senso di “vittoria virtuale”. Lasciare gridare i bambini in mezzo alla folla quando da noi avrebbero beccato un sonoro schiaffone al secondo smettila!
E che dire vestirsi da spiaggia per andare al lavoro appena il termometro raggiunge i 20 gradi?

Vestitino bianco di tela leggera dove si intravede la biancheria intima e infradito.
Cosi come sbadigliare a bocca spalancata davanti ad altri pendolari sul treno, starnutire e non soffiarsi il naso e continuare a tirare su perche’ non si danno la pena di mettere un fazzoletto in tasca prima di uscire di casa.
Truccarsi sui mezzi pubblici, fare colazione per strada e camminare in modo non naturale con i piedi indentro perche’ nessuno ha mai detto loro di tenerli dritti. Se mia madre avesse fatto lo stesso (cioe’ dirmi niente) adesso camminerei come una papera. Non me ne accorgevo, me l’ha fatto notare, ho imparato.

Anche il comprare un capo d’abbigliamento ha una sua storia. Vai con la mamma quando sei piccolo, con le amiche poi, magari con il marito o la moglie per un consiglio o anche da solo quando raggiungi quella conoscenza di te stesso tale che ti permette di comprare un vestito senza aver paura di indossare poi una cosa orrenda o che proprio non ti sta’. Di madre in figlia si passano questa idea che le donne debbano comprare i vestiti di una taglia meno o anche due (crepi l’avarizia), gli uomini di tre taglie piu’ grandi. Che la madre si vesta come la figlia e che il padre si vesta come il figlio. Cosi vedi una ragazza sui 20 anni con jeans a vita bassa talmente stretti che la pancia sguscia da sopra. La maglietta che e’ sempre leggerissima, tirata a pelle di salsiccia,  e’ sempre troppo corta e non copre il rigurgito di pancia, da dietro vedi 4 pieghe sulla schiena, due delle quali formate dal reggiseno che non regge ma stritola. Sul davanti il bordo non contiene la coppa D che hanno ma, a malapena una B cosi che anche li vedi un bel disegno di ciccetta che esce a mo’ di V. La madre che data l’eta’, ha qualche chilo di troppo si mette un vestito intero, corto sopra al ginocchio, abbottonato davanti. Devo spiegare come sono messi quei poveri bottoni? Oppure la gonna sempre e comunque sopra il ginocchio anche a 80 anni. Quelle signore troppo magre e la pelle cadente sulle ginocchia non e’ un bel vedere. Lasciamo perdere poi se pensano che si possano permettere il pantaloncino corto. Le scollature ombelicali con la riga del seno che parte da sotto e va su, su fino alla gola? Ne vogliamo parlare?
Unghie sempre perfette mani e piedi tanto che sembra uno sport nazionale. Se vai a farti la manicure e’ sempre pieno, mattina pomeriggio sera e tutti i giorni della settimana. La lunghezza delle unghie delle mani ti fa pensare a come svolgano le normali attivita’ della giornata, pero’ sono belle colorate con disegnini e brillantini e credo che possano essere usate come armi per la difesa personale.
Passiamo agli uomini. Maglia rigorosamente della squadra del cuore o camicione modello palandrana da santone. Cappello da baseball, sempre. Scarpa da baseball enorme che arriva a meta’ polpaccio, sempre aperte, le stringhe sono li di bellezza e se le allacciano non possono camminare strisciando i piedi.
I pantaloni. Larghi con innumerevoli tasche dove mettono di tutto, pettine, spazzola, portafoglio, bottiglietta di acqua o bibita da mezzo litro, telefono cellulare,  chiavi di casa, bandana, iPod, attrezzi da lavoro e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. L’altro giorno in una tasca dietro ho visto uno di quei libri elettronici che misurano almeno 15 per 25 cm.  Questi sono i casual e il figlioletto di 4 anni uguale in miniatura.
Quelli che hanno un lavoro d’ufficio nelle stagione invernale non si vede molto, il cappotto copre. D’estate ho visto dei pantaloni classici persino con tre pieghe per parte, la gamba larga che ci stava qualcun’altro dentro, camicia, niente giacca e cravatta improponibile giallo, arancio e tutti i colori dell’arcobaleno e anche con i pupazzetti sopra.

Magari sono delle eccezioni? No, le eccezioni sono quelli che a mio giudizio sono vestiti decentemente. Se guardi bene pero’ cadono sempre nell’errore da qualche parte. Scarpa con polvere, riga da appendino dell’armadio sul pantalone a livello ginocchio, macchia di caffe’ sulla camicia.
Quando torno in Italia sono talmente abituata a vedere le cinque XL che una taglia 50 di un uomo mi da’ un senso di anoressia.

Una delle cose che succedono piu’ di frequente e’ l’alterco. Sul treno, dopo aver sentito una donna per piu’ di mezz’ora raccontare i fatti suoi a voce alta alla vicina di sedile, un signore sulla cinquantina le chiede di abbassare la voce perche’ le dice, sta’ disturbando tutti. Apriti cielo! Come si e’ permesso di dire a lei cosa fare? La tipa si alza, petto in fuori a mo’ di gallo pronta al combattimento con tanto di svetolio di dito indice,  comincia a inveire di farsi gli affari suoi, che gli fa vedere lei come abbassa la voce (gridando sempre piu’ forte) e gli dice “vieni qui” in segno di sfida. Lui risponde, rimanendo seduto, di piantarla e di andarsene da un’altra parte e che e’ maleducata e rozza. E lei riparte di nuovo con insulti degni di uno scaricatore di porto. 
La voce alta e caciarona, sempre, e’ insopportabile. La maggior parte delle volte sono al cellulare e raccontano alla persona dall’altra parte come e’ stata brava a cantarle a questa e come ha messo sotto quell’altra e io qui e io la’. Oppure dopo aver parlato per piu’ di un quarto d’ora di come e’ andata la giornata chiudono con: “ Va be’ ti lascio tra cinque minuti sono a casa”. Ma come? Non potevi evitarci il racconto della litigata con la collega d’ufficio, della telefonata del moroso che e’ finita in lotta, del pranzo ultracalorico che hai avuto e di come hai mandato a quel paese un tuo cliente? Stai andando a casa evitami il rompimento d’orecchie!
Non succede ogni giorno ma accade piu’ spesso di quanto uno abbia voglia di sentire dopo nove ore di lavoro o alla mattina presto prima di andarci.
E potrei andare avanti per ore ma finiamola qui ......per oggi.

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