sabato 9 marzo 2013

Sopravvivere

E’ quasi mezzanotte e sono qui in macchina fuori dal deposito ad aspettare che Paul esce dal lavoro. Straordinari. Otto ore. Bisogna prenderli quando ci sono o quando decidono di “farli avere”. Dall’altra parte della strada c’e’ un furgone tipo Ducato, parcheggiato. Un uomo asiatico e’ seduto alla guida. Poco dopo arriva una signora in macchina gli si affianca, lui scende dalla macchina e siede al volante mentre lei passa dalla parte del passeggero. Un’altra moglie probabilmente venuta a prendere il marito che ha appena finito di lavorare.
Ne vedo tanti e ne sento tanti. Sicuramente anche in Italia ce ne sono ma non e’ proprio cosi comune o non lo era. Il lavoro non e’ quasi mai uno. Tanta gente fa il doppio lavoro, un solo stipendio non basta ma anche due lavori non bastano. Gente che lavora 7 giorni su 7, che lavora di notte e anche di giorno con solo tre, quattro ore in mezzo per dormire. Dipende se i due lavori sono vicini o se il viaggio tra l’uno e l’altro non prende tempo.

In una famiglia c’e’ il marito che lavora di notte e la moglie di giorno per accudire i bambini. Niente nonni e le baby sitter ti prendono uno degli stipendi, troppo. Qualcuno decide di abitare  fuori citta’ per avere un po’ piu’ di spazio e meno spese. Il tragitto richiede sveglia alle 4 di mattina pulman o treno alle cinque, cinque e mezza per arrivare alle otto o alle nove al lavoro. Dipende da dove si parte. Qualcuno abita in stati vicini come Connecticut o Pennsylvania. Le case costano molto meno e la vita anche. La qualita’ di vita ci guadagna per quanto si possa nel weekend.
Mi ricordo che in Italia tempo fa lavorare nelle feste comandate era una rarita’, qui e’ una regola. Natale, Pasqua, Capodanno, Festa del Lavoro, dell’Indipendenza. Niente freni al consumismo e la famiglia va a farsi benedire.
Io ovviamente parlo sempre dalla parte dell’immigrato, non di quelli nati e cresciuti qui.
I nuovi arrivati (o newcomers) le ferie se le scordano oppure le passano al paese natio a trovare la famiglia quando riescono a mettere da parte i soldi per il viaggio .
Ovviamente , come dappertutto i lavori o doppi lavori vanno dalle pulizie di uffici e case alla baby sitter o badante, camerieri, fattorini, tassisti, lavori manuali in genere come muratori, carpentieri, elettricisti, idrualici e via dicendo.

24 ore al giorno, sette giorni su sette la citta’  e’ opeativa. C’e’ sempre qualcuno che va o torna dal lavoro. Non tutti pero’ fanno orari strani.
Ci sono gli immigrati d’oro che non se la passano cosi male. Arrivati con un lavoro gia’ in tasca, uno stipendio che permette molto, un affitto pagato dalla ditta con tanto di raccomandazione per il proprietario da parte del datore di lavoro. Sono poi quelli che hanno connessioni, connazionali gia’ sul posto che elargiscono consigli sul come fare questo e quello. Una cerchia ristretta dove tutti si conoscono e tutti danno una mano. Sono gli stessi che dicono ai connazionali in patria di mollare tutto e venire qui, come se l’America adesso fosse ancora quella di cinquanta anni fa. Poco a poco i benefici sono stati tolti a meno che non ti fai eleggere in una carica pubblica e allora qualcosa salta fuori.
Ci sono persone poi come Ted, lavavetri che ogni tanto passa per lavare i vetri dell’ufficio dentro e fuori. A noi chiede meno perche’ abbiamo il cornicione. Esce senza corde ma e’ assicurato dice per ogni evenienza. No, non e’ un poveraccio anzi, con il suo lavoro manda avanti una famiglia. L’altro ieri diceva di quanto ha imparato ad apprezzare quello che ha senza inseguire i soldi e lavorare ore e ore solo per farne di piu. Ha perso una figlia a 13 anni, un giorno e’ andata a casa da scuola con un mal di testa e sette mesi dopo non c’era piu’.

Cosi quando si e’ ammalato lui l’anno scorso ha cominciato a combattere come sua figlia e adesso sta’ bene. Prima come tutti qui, era ossessionato dal fare soldi. Adesso e’ contento se riesce a fare qualche soldo al giorno. Se ne va sul cornicione con il suo secchio e la spugna al nono piano e io al solito mi giro dell’altra parte.

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